Breviario di Ercole I D’Este

  • Formato cm. 38 x 27.
  • 986 pagine riccamente miniate e dorate.
  • Indorsatura eseguita con strumenti del ‘700, anche con recuperi di antiche carte.
  • Carta pergamena trattata a mano per il raggiungimento dello stato ottimale di invecchiamento.
  • Legatura eseguita artigianalmente.
  • Pelle fiore a concia naturale.
  • Cucitura a mano.
  • Incassatura su carta antica.
  • Taglio dorato.
  • Elegante custodia espositore.
  • Tiratura limitata
  • Certificato di proprietà nominativo.
  • Commentario di E. Milano con saggi di I. Ansaloni, M. Mari, L. Sala, P. Baraldi e P. Di Pietro Lombardi.

Descrizione

Breviarium secundum consuetudinem Romanae Curiae – ms. Lat. CCCCXXIV=Ms.V.G.11 – Modena, Biblioteca Estense Universitaria

Edizione in facsimile di altissimo livello, fedele all’originale in ogni minimo dettaglio, del Breviario di Ercole I D’Este.

“Caro Gnoli […] sono lieto di darti la notizia che fu ritrovato il Breviario Erculeo portato a Roma sino dal 1932 e depositato al Ministero degli Esteri… ora è presso il nostro Ministero e credo che non tarderà di giungere a codesta sede […] A Roma l’ho esaminato per bene e t’assicuro che è una gran cosa, degna di fare da compagno alla Bibbia […]”

Le entusiastiche impressioni inviate da Domenico Fava, già Direttore della Biblioteca Estense e fautore e testimone del recupero della Bibbia di Borso d’Este, bastano da sole ad indicare la grandiosità e l’importanza di questo manoscritto dovuto alla committenza del Duca di Ferrara Ercole I che volle rivaleggiare in grandezza con il fratello Borso cui era succeduto.

Per volontà di Ercole, tra il 1502 e il 1504, viene esemplato e miniato il “Breviario grande di nostro Signore”, vero e proprio epicedio della miniatura ferrarese che, agli albori del Sec. XVI, al culmine della sua maturità, riceve nuova linfa dagli stilemi propri della miniatura lombarda e di quella fiamminga, fondendoli e armonizzandoli mirabilmente con i canoni già in essere nella città estense, dando vita a un autentico capolavoro degno di rivaleggiare con la Bibbia di Borso, alla quale, in alcune pagine può addirittura risultare superiore.

Matteo da Milano che, arrivando a Ferrara, porta con se il frutto della sua formazione lombarda, è l’artifex maximus di questa impresa, coadiuvato da una grande “equipe” minatoria composta da Tommaso da Modena e da Cesare e Andrea della Vieze.

A questi artisti si devono le miniature delle 491 carte che compongono questo prezioso manoscritto, ricco di 45 carte miniate a pagina intera, di 11 carte miniate a metà pagina, di 40 scene illustrative di episodi del testo in piccoli riquadri rettangolari.

Proseguendo, di ben 17160 iniziali di cui 308 abitate, istoriate o ambientate con scene o personaggi del testo del Breviario, di 31 iniziali semplicemente decorate, di 8457 iniziali in oro su sfondo blu e di 8306 iniziali filigranate con sottili volute intrecciate, tracciate a penna con inchiostro rosso, blu o verde. Numeri che basterebbero da soli a definire il Breviario di Ercole I D’Este un autentico monumento della miniatura ferrarese.

Il manoscritto giunto a noi in magnifico stato di conservazione, è arricchito con grande dovizia da motivi ornamentali, da fregi di stile ferrarese, da figure di santi, ritratti, immagini di piante e animali, emblemi e stemmi riguardanti Ercole I e il suo successore Alfonso I che, alla morte del padre, servendosi degli stessi artisti, volle lasciare nel codice testimonianza anche del suo possesso, inserendo spesso o sovrapponendo le sue imprese e il suo nome.

La legatura attuale, eseguita a Vienna ai primi dell’Ottocento, in marocchino rosso, è ornata di fregi di argento dorato, da cantonali in argento di stile rinascimentale e da fermagli, anch’essi in argento dorato, di stile gotico, probabilmente appartenenti alla legatura originale.

L’avventurosa storia del codice, iniziata nei primi del Cinquecento, dopo la permanenza per quasi tre secoli nella “guardaroba” ducale, prosegue con la parentesi viennese dal 1801 al 1831 voluta da Ercole III per sottrarre il prezioso cimelio alle mire francesi, con la permanenza nella Biblioteca Ducale fino al 1859 e con la definitiva asportazione in quell’anno da parte di Francesco V che lo porta con se insieme alla Bibbia di Borso e dell’Offiziolo Alfonsino.

Trattenuto dal Duca presso la corte di Vienna, il Breviario di Ercole I D’Este, già privato di quattro carte miniate asportate da una “mano sacrilega”, in seguito acquistate dall’Arcivescovo Strossmayer e ora conservate a Zagabria nella galleria che porta il suo nome, dopo la caduta dell’impero austro-ungarico, viene messo in vendita a Losanna, dalla duchessa Zita, moglie del defunto Carlo I.

Riconosciuto nel 1929 dal Bibliofilo fiorentino Tammaro De Marinis, viene acquistato segretamente dall’Italia attraverso una lunga trattativa diplomatica e restituito definitivamente alla Biblioteca Estense nel 1939.

La produzione del facsimile del Breviario di Ercole I D’Este, con un’operazione di elevato profilo culturale, si propone fra l’altro la ricomposizione virtuale del manoscritto reintegrato delle pagine asportate nell’Ottocento.

La prestigiosa riproduzione viene corredata da un puntuale commentario di studio, ricco di notizie storiche, di documenti spesso inediti e da un’esegesi codicologica e artistica, redatto da Ernesto Milano e arricchito da saggi specialistici, che offre così un indispensabile chiave di lettura a chi si accosti al facsimile, non raffinato oggetto fine a se stesso, ma testimonianza viva che ci tramanda gli splendori di una delle più ricche e culturalmente attive corti rinascimentali come quella degli Estensi.

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